Il piccolo elaboratore, che ormai si trova in quasi tutte le case, è il prodotto di una lunga evoluzione iniziata molti secoli fa.
Le origini del calcolo si fanno risalire al momento in cui un nostro avo decise di contare gli oggetti circostanti, utilizzando le dita delle mani.
Intorno al II millennio a.c. comparve il primo strumento di calcolo: l’abaco.
Alla famiglia di questo strumento appartengono i “pallottolieri” e le più moderne calcolatrici tascabili.
Non ci furono poi particolari progressi fino al XVII° secolo, quando fu realizzata la prima calcolatrice meccanica da Blaise Pascal; nel 1642 all’età di 19 anni, costruì una macchina capace di fare automaticamente somme conosciuta poi come "Pascalina".
Per eseguire una moltiplicazione occorreva fare tante somme successive.
Questa limitazione fu superata da Leibnitz che, nel 1672, creò una calcolatrice in grado di fare, oltre a somme e sottrazioni, anche moltiplicazioni e divisioni.
Un grosso contributo fu dato da Pascal che introdusse l’uso della numerazione binaria.
La sua introduzione nel mondo delle macchine dette una notevole spinta al loro sviluppo.
Tutti i sistemi di calcolo attuali utilizzano la numerazione binaria.
Nel 1822 un matematico inglese Charles Babbage progettò quello che viene considerato il primo vero calcolatore.
Ideo una macchina che conteneva concettualmente tutti i blocchi costitutivi degli attuali computer.
La macchina funzionava in modo completamente automatico, richiedendo l’intervento umano solo per l’immissione dei dati, in grado di generare le tavole dei logaritmi che stava faticosamente realizzando.
Per ogni numero d’ingresso, la macchina avrebbe fornito il corrispondente logaritmo.
In effetti, la concezione di questa macchina era troppo in anticipo sui tempi.
Il sistema era costituito da oltre 5.000 parti mobili, che richiedevano una precisione assolutamente non ottenibile con la tecnologia meccanica dell’epoca.
L’uso delle schede perforate per eseguire calcoli ripetitivi ebbe la prima applicazione pratica alcuni decenni dopo, quando l’americano Herman Hollerith realizzò, per conto del governo degli Stati Uniti, una macchina elettromeccanica per elaborare i dati del censimento nazionale del 1890.
Tutti i dati vennero perforati su schede e immessi nella macchina.
Il risultato fu clamoroso, perché i dati del censimento si ebbero con enorme anticipo sul previsto.
Tale macchina usava l’energia elettrica ed il relè elettromagnetico.
Nasceva così il computer moderno.
Come molti altri settori, anche quello dei calcolatori ricevette un grande impulso dalle applicazioni militari: la marina americana finanziò la costruzione di un gigantesco elaboratore a relè e nel 1940 nasceva Mark 1 formato da 3.000 relè, con 800 Km di fili elettrici e del peso di 35 t.
A metà degli anni ’40 J. Von Neuman definì la struttura logica di funzionamento degli elaboratori elettronici e fecero la loro comparsa le macchine automatiche per il calcolo, non si poteva certo immaginare quelli che sarebbero stati gli sviluppi successivi.
Nel 1946 si costruì il primo elaboratore tutto elettronico Eniac, macchina ancor più grande di Mark 1, con capacità elaborativa di qualche migliaio d’addizioni al secondo.
Occupava 180 m2, contava 18.000 valvole e pesava 30 t. Per funzionare richiedeva l'energia equivalente a quella occorrente a 47 abitazioni, sprigionava un calore tale da dover essere raffreddato costantemente, pena la sua fusione.
Con esso iniziò l'era dei moderni computer.
[ Home Page
| Contatti | Privacy | Mappa del Sito
]
Per informazioni scrivere a:
info@arbit.it
Via A. Guidoni 8, 73049 Ruffano (LE)