L'uva sotto spirito pag... 1 2 3
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Per mia madre quel rimprovero fu peggio di una coltellata in pieno petto e incredula seppe solo dire:
"non capisco, abbiamo pranzato e stava benissimo!"
Mi prese in braccio tra le coperte e mi porto a casa, a piedi di corsa piangendo disperatamente,
con il cuore in gola.
Mi sistemò nel letto e nell'organizzarsi sul da fare, attraversando la sala da pranzo, vide la scena del crimine.
La sedia spostata vicino alla credenzina, il boccaccio dell’uva aperto, ma non solo, il livello dello
sciroppo dentro abbondantemente al disotto del livello che la soluzione zuccherina aveva segnato sul
vetro del boccaccio.
Subito intui cosa era successo.
A poco a poco, cucchiaio dopo cucchiaio, mi ero scolato una buona porzione dello sciroppo alcoolico
rimasto dell'uva sotto spirito.
A detta della mamma ne avevo dolcemente degustato un litro scarso.
Si tranquillizzo e non chiamò più il medico ma sistematomi con cura nel letto ritorno tranquilla al negozio,
pensando che per un po' da lì non mi sarei mosso.
Sulla porta trovò la nonna ad attenderla, preoccupata in attesa di notizie, che fu sorpresa di vederla arrivare
così presto con il volto disteso e l’espressione sorridente.
Quando la mamma raccontava la parte finale di questa storia piangeva ridendo o rideva piangendo,
forse perchè ricordava lo spavento preso e la gioia nello scoprire che mi ero solo, per modo di dire, "fattu a stozze"
(ubriaco marcio).
La nonna le chiese cosa avesse diagnosticato il medico.
La mamma, pensando al rimprovero ricevuto precedentemente, gli rispose così:
"No te preoccupare! Vane tranquilla ca mo ci lu schiddhra ne passa tuttu. Sa sculato u spiritu tu buccacciu ranne te l'ua sutta spiritu!"
(Non ti preoccupare! Vai tranquilla adesso che smaltisce la sbornia gli passa tutto. Si è scolato l'alcol del
boccaccio grande dell'uva sotto spirito!)
La nonna esclamò, distendendo l'espressione del viso e tirando anch’essa un sospiro di sollievo:
"Hai! Mamma mia! Ne vegnia l'orgiu! Ha fattu me cacu susu!"
(Hai! Mamma mia! Gli venga un bene! Mi ha fatto cagare addosso!)
La prima cosa che fece la mamma una volta a casa fu quella di pulire il boccaccio e,
quando la mattina seguente mi alzai, si accerto che stessi bene e mi rimproverò sonoramente.
Mi promise che non sarebbe finita lì ma che si riservava di picchiarmi in un secondo momento, quando il mio fisico
avrebbe potuto sostenere una sonora sculacciata.
Mi disse ringhiando a denti stretti come i cani: “le vanzi, moci me scelane i mani me l'aggiu scarfare te carbu te carbu.”
(Le avanzi, adesso che si raffreddano le mani le riscaldo per bene.)
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