Beh! Penso che in ogni paese d’Italia, piccolo o grande che sia, la
domenica delle Palme c’è il rito cristiano della benedizione delle
palme.
Che poi… io non capisco perché… domenica delle Palme e si benedicono i
ramoscelli d’ulivo! Questo però non centra niente con quello che vi sto
per raccontare.
Una domenica delle Palme di tanti anni fa, andammo a visitare l’allora
Santuario della Madonna di Leuca.
Bel posto suggestivo! Con la statuina della Madonna sulla colonna; Il
faro che domina tutto il mare; la piazza antistante il santuario
abbracciata dalle arcate in carparo; la scogliera a strapiombo;
il porto con il lungo mare visti dall’alto; la scalinata con la cascata
delle opere terminali dell’acquedotto pugliese.
Andammo lì a trascorrere la domenica pomeriggio e a smaltire il lauto pasto
con una passeggiata.
Da noi, qui nel Salento, ogni occasione è buona per strafogarsi di ogni
ben di Dio, figuriamoci la domenica delle Palme! Partecipammo alla
funzione religiosa e, per la processione che si conclude
con la benedizione delle palme, acquistammo un ramoscello d’ulivo; anche
se benedetto lo facemmo benedire di nuovo.
Secondo mia madre fu benaugurale, disse: “Mai interrompere le tradizioni
che hanno portato bene!” E si perpetuò la tradizione.
Negli anni seguenti fu d’obbligo, la domenica delle Palme, la gita alla Basilica
e la visita alla Madonna di Leuca, l’acquisto della palma benedetta e la benedizione della stessa.
Premesso questo, possiamo alla storia. La Storia inizia un anno prima del
fattaccio, quando io e mia sorella, quella domenica, per proseguire la
tradizione che durava ormai da parecchi anni, ci recammo a Leuca.
Come tradizione comanda acquistammo dei ramoscelli d’ulivo, non erano
gli ultimi rimasti ma erano talmente secchi… che già le foglie al tocco
si staccavano dai rami, tutte accartocciate e rinsecchite; secchi
proprio! Purtroppo erano tutti nello stesso stato.
Non oso pensare a cosa avrebbe detto, fosse stata ancora in vita, mia
madre! Come minimo, sicuramente ci avrebbe diseredati.
Anche noi restammo molto dispiaciuti e avendo la campagna con degli
alberi d’ulivo ci proponemmo, per l’anno seguente, di prenderle da lì
che comunque peggiori non sarebbero state.
Ci parve più un sacrilegio l’aver acquistato le palme secche che non
interrompere la tradizione, contravvenendo al monito della mamma.
Ed eccoci, l’anno seguente il sabato pomeriggio, armati di tutto punto:
sega, forbici, gambali e guanti da giardinaggio; pronti per ogni
necessità.
Obiettivo: potare due rametti d’ulivo.
Sii! ma quale scegliere?...
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