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Storie che incutevano terrore, fantasmi, morti che resuscitavano, anime
in pena che vagavano nella notte tirando ceffoni a chi si girava a guardare all’indietro.
Faceva fresco, tirava una bella brezza marina ma i peli delle braccia,
quei pochini che c’erano sulle mie braccia di ragazzo, erano tutti
dritti per la paura.
Quella sera usci fuori anche la storia di Romeo,
era la Zia a raccontare.
Precisamente l’anima tu Romeo era l’anima
in pena di un uomo morto in circostanze misteriose, non si sa per
certo come e dove, si dice...
Vagava sconsolata con questo sacco enorme sulle
spalle, alla ricerca di bambini e non disdegnava neanche gli adulti che
capitavano a tiro, così dicono...
Cosa ci facesse poi! Mah! Quanto sarà stato grande
questo sacco pensavo.
Non ero più un bambino ma, in quell’atmosfera, incominciai ad aver paura
e cercai l’unica figura che in quel momento mi rassicurava, la nonna.
Uhm... Non c’era! Strano! La sedia vuota, dove
sarà andata?
La nonna non ha paura di niente pensai, neanche adesso, certo! Neanche a
muoversi sola in questo buio.
Nel nero della notte, sul bordo
esterno del cono di luce, in quella zona dove si intravede ma non si
distingue nulla, un rumore ad attirare la nostra attenzione, e… un
attimo dopo… comparve questa cosa mostruosa.
Fu un attimo, un lampo. Si
vide e fuggì via, come se, accortasi di noi, non volle farsi notare e vedere.
Per
l’atmosfera creatasi e la suggestione tutti scapparono urlando, come
quando esplode una bomba, schegge impazzite per il terrore.
Io fui
scaraventato a terra, non feci in tempo ad alzarmi dalla sedia e fuggire, venni
ribaltato seduto sulla sedia stessa.
Avevamo tutti visto distintamente
una cosa mostruosa, alta due metri, ma che dico due… di più… altissima,
una testa bianca, tonda, spaventosa, con due orecchie a punta.
Addosso… sii
avvolta… avvolta in quello che sembrava una coperta! Una coperta? D’estate al mare?
A terra, intontito
dalla caduta, pensavo al motivo floreale della coperta, già vista… sii
ma dove?
L’inverno scorso… sul letto della nonna.
Ma quella, a ripensarci bene,
non era una testa tonda, cilindrica! Era una busta… con un secchio dentro,
indossato come un
cappello!
Mentre mi rialzavo scrollandomi la polvere, incominciai a ridere come un matto.
In un lampo fu
tutto chiaro, come la luce del giorno, il buio non faceva più paura.
Grande NONNA, mitica ancora una volta, aveva fatto morire
di paura tutto il vicinato che da quella sera in poi, fregandosene delle
fastidiosissime zanzare, incomincio a lasciare accese le luci esterne.
Quello che per anni mi aveva fatto morire di paura, apparendo dietro al muro di recinzione, era la
nonna o a turno la zia, che sul bastone di una ramazza poneva un secchio infilato in
una busta di plastica rivoltata.
Al segnale l’agitava in alto, un
attimo, giusto il tempo per farlo intravedere e poi rientrava dalla
porta principale.
Un po’ di minuti dopo la terrificante apparizione, indovinate chi
ricomparve dal buio nero dell'aperta campagna? La nonna! Asseriva di
aver incontrato niente popò di meno che: l’anima tu Romeo.
Sii si! E come no! Ma non si è mai saputo, lì, dietro le case, nel
vigneto, cosa ci facesse Lei.
La nonna, a suo dire, aveva assalito e spaventato quell’anima a tal punto da
metterla in fuga, tanto che non si ripresentò più negli anni a venire.
“L’anima tu Romeo… tutti intru saccu meo”
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